domenica 27 marzo 2011

episodio 4: La curiosità rovina i perditempo

"non è stato un incidente..." Pietro tormentava con le unghie il tavolino del bar.
"glielo hai detto alla polizia?" chiesi.
"pensano che abbia bevuto e poi sia finito in ginocchio sulla statale..."  commentò con una smorfia.
"sì, ma noi che c'entriamo?"
il ragazzo mi guardò dritto negli occhi. "conoscevi mio padre..."
Elio Baraldi lo vedevo alla rete di recinzione del campo tre volte a settimana. smesso il turno alla Solvay, veniva sperando che Pietro potesse divenire un calciatore. tempo sprecato.
"ve lo chiedo per favore... "
"secondo me faresti meglio a parlare con i tuoi parenti..." gli suggerì Abissinia.
non ne aveva. il padre si era trasferito anni prima per via dello stabilimento chimico e della ex che lo tradiva.
"i compagni di lavoro?"
"è per questo che sono qui. voi li conoscete..."
Abissinia mi fissò. pensai che solitamente la curiosità rovina gente come noi.

sabato 26 marzo 2011

episodio 3: Come investire un fiore sull'asfalto

nello spogliatoio c'era profumo di caldarroste. natale 1980. il 12 dicembre le BR avevano rapito il direttore generale degli Istituti Carcerari. a capodanno avrebbero ucciso il generale dei carabinieri Galvaligi. fondamentalmente a nessuno importa niente di niente, ma l'odore del sangue si diffonde ovunque. nello stanzone eravamo rimasti solo io ed Abissinia. i ragazzi ormai sciamavano per le vie circostanti. "hai le stesse mutande di ieri.." osservai. "ne ho comprate un po'. mi piacciono." peccato fossero a strisce colorate, inguardabili. entrambi ci vestivamo più lentamente del solito. Pietro aspettava fuori. avevamo poca voglia di incontrarlo. gli avevano investito il padre appena due giorni prima. l'autista del camion sosteneva che era ubriaco, non poteva essere altrimenti. se lo era trovato di notte dietro ad una curva. inginocchiato come se lo stesse aspettando.

sabato 19 marzo 2011

episodio 2: Ognuno tiene i propri ossari a portata di mano

ho una scatola verde di cartone poggiata sopra l'armadio in camera da letto. dentro tra le cianfrusaglie c'è una foto di me e Lara in spiaggia. una polaroid che avevo scattato tendendo il braccio verso il cielo. ci ritraeva per metà perché non avevamo più che la metà di noi. mi stirai per arrivare alla scatola. la camicia scoprì il ventre rilassato. avevo smesso col calcio da cinque anni. bevevo, fumavo, scopavo. di diverso c'era solo che adesso allenavo i ragazzi. disponevo di un mucchio di tempo, ma non avere occupazioni peggiora il carattere. presi la scatola. ci misi l'articolo che avevo ritagliato. la polizia riteneva si trattasse di omicidio con annesso suicidio. un litigio, la spinta, quindi, il padre non aveva retto al rimorso e si era gettato di sotto. la vita non è mai così semplice. la metà di Lara mi guardò con sguardo inesprimibile. chiusi la scatola e la riposi in cima all'armadio.

sabato 12 marzo 2011

episodio 1: Le grida dei morti sono poca cosa per il mare

 Abissinia non aveva bisogno di niente. né di me, né degli altri. era una pietra. un meteorite che ormai passava i quaranta. possedeva coltello, macchina e follia da invasato. gli avevo detto di non farlo, che non potevo più far finta di niente. falso. certo che potevo e lui lo sapeva. fu così che avvicinò il ragazzino allo strapiombo, gli tolse il bavaglio e lo spinse di sotto. poi toccò al padre. le grida dei morti sono poca cosa per il mare. gettai la sigaretta e rientrai in macchina incazzato. Abissinia si fece quattro segni in croce, quindi, girò i tacchi. prima che aprisse la portiera, pensai che in fondo era destino. un portiere di calcio è abituato a far fronte a tutto. agli attaccanti, ai difensori scarsi, ad un retropassaggio avventato, all'arbitro venduto. un portiere è pronto a metterci sempre la pezza. quando sei abituato così passare il limite tra coraggio e indifferenza diventa un attimo. come spingere uno giù dalla scogliera.